Vitigno antichissimo e pregiato discendente da quella “Vitis hellenica” decantata dallo scrittore latino Lucio Giunio Columella (I sec. d.C.) nel testo di agronomia, “De re rustica”, l’interessante trattato sul modo di praticare l’agricoltura nell’Italia dell’Impero Romano nel I secolo.
La Campania, soprattutto nelle sue aree territoriali Irpinia e Sannio, è riuscita non solo a recuperare il prezioso vitigno, denominato a partire dalla fine del XVI secolo “Aglianico”, ma anche ad esaltarne le già eccellenti caratteristiche e ad affinarlo nel tempo.
Oggi la vite è allevata a guyot (ossia a cordone speronato) a sesti fitti, con una resa media di 80 quintali per ettaro.
La vendemmia inizia sempre nella seconda metà di ottobre e si chiude entro il 10 novembre.
Dai frutti del vitigno Aglianico, a bacca nera, si ottiene uno dei più famosi e pregiati vini d’Italia, fiore all’occhiello e motivo di vanto anche all’estero: il “Taurasi”.